NEI LUOGHI DI ‘VAN GOGH-SULLA SOGLIA DELL’ETERNITÀ’

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Willem Dafoe, reduce dal successo di ‘Povere Creature!’ e con una fresca stella a lui dedicata sulla Hollywood Walk of Fame, nel 2018 ha vestito i panni del pittore Vincent van Gogh nel film di Julian Schnabel ‘Van Gogh-Sulla soglia dell’eternità’, vincendo la Coppa Volpi per la Migliore Interpretazione maschile alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia.

‘Van Gogh-Sulla soglia dell’eternità’ racconta l’ultimo periodo del pittore, quando Vincent si recò prima in Provenza ad Arles, poi trascorse un periodo in un convento di Saint Rémy de Provence adibito ad ospedale psichiatrico e infine si trasferì ad Auvers-sur-Oise, un villaggio poco distante da Parigi.

Nel soleggiato sud della Francia, le giornate sono scandite dalla pittura (ad Arles realizza oltre 200 dipinti) e dal rapporto conflittuale con l’amico Paul Gauguin. Ad Auvers conosce il dottor Paul Gachet e anche con lui instaura un rapporto complesso, fatto di alti e bassi. Ovunque Vincent viva, i compaesani non lo capiscono e tendono ad emarginarlo o a deriderlo, fino al tragico epilogo proposto dal film, ipotesi che ancora oggi è oggetto di indagine e dibattiti.

Le riprese del film sono state effettuate proprio tra Arles, Auvers-sur-Oise e il Dipartimento Bocche del Rodano, nei luoghi dove visse l’artista.

Arles

Notte stellata sul Rodano, 1888

La chiesa di Auvers-sur-Oise che Vincent van Gogh dipinse nel 1890, dopo aver lasciato l’ospedale di Saint Rémy de Provence ed essersi trasferito nella cittadina dell’Ile de France, a una trentina di chilometri da Parigi

La sceneggiatrice svedese Louise Kugelberg, che è anche una nota architetta d’interni, ha raccontato come è avvenuto lo sviluppo del film in relazione ai luoghi del pittore: “I quadri e i disegni di Van Gogh rivelano il punto di vista di qualcuno lontano dalla società ma immerso nella natura. Abbiamo ripercorso i suoi passi e il suo cammino, anche fisicamente faticoso, per poter vedere quello che lui ha visto. Il silenzio è importante quanto i dialoghi, i paesaggi sono importanti quanto i ritratti. Per girare questo film siamo andati nei luoghi in cui Van Gogh ha lavorato e ha vissuto negli ultimi due anni della sua vita: Arles, l’istituto psichiatrico di Saint-Rémy, Auvers-Sur-Oise. Il film è narrato in gran parte in prima persona e speriamo che questo dia al pubblico la possibilità di conoscere un po’ la dimensione interiore di quest’uomo, anziché osservarlo a distanza”.

Il complesso di Saint-Paul de Mausole a Saint-Rémy de Provence, dove fu ricoverato l’artista

‘Vue de l’asile et de la Chapelle de Saint-Rémy’

Vincent van Gogh, 1889

Prosegue la Kugelberg: “Vincent trascorreva molto tempo nei boschi camminando e coprendo lunghe distanze— capire quell’esperienza, e quanto fosse difficile, rappresentava per noi un elemento importante da mostrare al pubblico. Se cammini senza fermarti, ti immergi sempre più nel mondo che ti circonda, fino a riuscire a vedere oltre quello che ti aspettavi di vedere, e puoi arrivare perfino a scorgere quello che vedeva Van Gogh”.

Photo credit: Lily Gavin

Un’altra scena significativa è stata girata nella Grande Galérie del Museo del Louvre, quando Van Gogh osserva il lavoro dei suoi predecessori Delacroix, Veronese e Frans Hals. “Parlano a Van Gogh come lui parla ai pittori di oggi” ha detto il regista “Mostra come gli artisti possano comunicare oltre la morte”.

Julian Schnabel ha riunito nella troupe personalità creative di alto livello, a cominciare dal direttore della fotografia e pittore Benoît Delhomme (‘La teoria del tutto’, ‘La spia- A Most Wanted Man’ e ‘Il profumo della papaya verde’), lo scenografo Stéphane Cressend (che ha realizzato le scenografie di ‘Dunkirk’) e la costumista Karen Muller-Serreau (‘Amour’, ’Venere in pelliccia’).

 

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