Il film del regista tedesco Ilker Çatak ‘La sala professori’, candidato agli Oscar 2024 come Miglior Film Straniero, è ambientato in una scuola tra docenti, dirigenti, allievi e genitori. Tutto ciò che ruota intorno a questo spazio suggerisce allo spettatore un’idea certa: quella di un conflitto. Un conflitto dovuto allo spezzarsi di un patto, quello educativo, che quando si deflagra non lo fa solo in una scuola o nella scuola, ma in un mondo più grande di cui essa è solo una traslazione.
In un buon istituto tedesco, la professoressa supplente e fresca di nomina Carla Novak (interpretata da Leonie Benesch) insegna Matematica ed Educazione Fisica. È preparata, coinvolgente, apprezzata, usa la maieutica giusta con i suoi allievi. L’innesco del conflitto è un consiglio disciplinare ristretto, convocato per scoprire il responsabile di alcuni piccoli furti che avvengono a scuola da un po’ di tempo.
La scuola difende il valore dell’onestà come formazione del futuro cittadino e Carla se ne fa carico: vuole fare giustizia usando correttezza e rispetto, vuole smascherare il ladro e al tempo stesso proteggere la privacy e la moralità del gruppo. Ma nel cercare la verità, emergono anche l’arroganza, la prevaricazione, l’approfittarsi.
A questo punto le certezze da cui la storia parte e che lo spettatore dà per assodate, si scompongono scena dopo scena secondo il punto di vista di chi parla, di chi è coinvolto. Pregiudizi, traumi, furbizie, il politically correct…la nostra vita di tutti i giorni ci scorre davanti ma non riusciamo a capire più qual è la strada giusta da percorrere. Un messaggio legato alla società di oggi, con un finale aperto a cui è praticamente impossibile dare una risposta certa.
Girato in formato 4:3, ‘La sala professori’ ha una regia scarna, lucida e vanta un’ottima prova attoriale. La narrazione crea pressione, la musica segue la tensione e contribuisce a creare nello spettatore un crescente senso di sbandamento.