Florian Henckel von Donnersmarck, regista de ‘Le vite degli altri’, dirige Tom Schilling, Paula Beer e Sebastian Koch nel film ‘Opera senza autore’ (2018), presentato alla 75esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia. Un viaggio lungo 30 anni nella storia della Germania e nella vita di un pittore, Kurt Barnert, dal passato travagliato e alla ricerca della sua identità. Il personaggio di Kurt è liberamente ispirato all’artista tedesco Gerhard Richter.
La storia inizia durante il Terzo Reich a Dresda, quando il piccolo Kurt visita una galleria d’arte insieme alla giovane ed eccentrica zia Elisabeth, che lui adora. Poco tempo dopo, il bambino prova un grande dolore nel vedere la zia, ritenuta schizofrenica, essere portata via con la forza verso una clinica psichiatrica. Lo spietato dottor Carl Seeband, in auge presso la dirigenza delle S.S. e convinto sostenitore del mito della razza ‘pura’, decide per la ragazza la sterilizzazione e in seguito l’eliminazione nella camera a gas.
Alla fine della seconda guerra mondiale, quando Dresda viene occupata dalle truppe sovietiche, il dottor Seeband riesce a salvare la vita della figlia di un comandante entrando così nelle grazie dell’uomo, che da quel momento e per molti anni a venire lo protegge evitandogli il carcere per le atrocità commesse da nazista. Il medico si schiera con la Repubblica Democratica Tedesca, accrescendo il suo prestigio e il suo potere. Nel frattempo, Kurt ormai grande ed il padre sono impiegati in una fabbrica, il primo come pittore di insegne e il secondo come uomo delle pulizie. Dotato di talento, Kurt riesce ad entrare all’Accademia d’Arte di Dresda. Qui incontra una studentessa di moda, Elisabeth, e i due si innamorano perdutamente. Kurt però non sa che il padre di Elisabeth è quel feroce dottor Seeband che ha sancito la fine della sua amatissima zia.